— Lost in my own thoughts —
Yuta: sente di essere respinto e fa per opporsi. Non vuole che quell'abbraccio finisca così presto. Non è pronto. Non le crede. Anzi, non vuole crederle. Quello non è solo imbarazzo, lo sente. Così come sente di non essere il solo lì che sta diventando grande e sta cambiando. O almeno ci sta provando. "...Quando lo sei diventata anche tu." Risponde, quasi con ripicca. È molto serio ora come ora, quasi stesse per litigare con lei. La fissa infatti come se gli avesse fatto chissà quale torto. "...ti ho vista prima. Non mi piace quando tu e Junichi state insieme. Non voglio che ti avvicini a lui o lo tocchi, o lo guardi. Non ce la faccio. Sto male quando mi accorgo che pensi a qualcun'altro. Non voglio." Allunga una mano, carezzandole la guancia. "Voglio esserci solo io per te. Perché mi fa male anche respirare se non stiamo insieme. Ho provato a fare finta di niente ma è inutile." Le asciuga le lacrime col pollice, chinandosi su di lei. "...non lasciarmi da parte." Le prende il viso e la bacia, forte.
Junko: segue fuori suo fratello, cercando di evitare di guardare tutti i corpi che ci sono a terra. Quando sono in auto lo fissa preoccupata, gli apre una bottiglina d'acqua e gliela porge. ""...bevi."

Masaru: osserva la sua opera con una certa soddisfazione. "Itai no? Sghignazza mentre affianca il tizio che è andato a prendere Jiro. "Faccio io. Lo scansa e tira via la forchetta dalla mano del ragazzo, gettandola poi un po' dove capita. Quando si volta per andarsene, si allunga a prendere il suo piatto, alza il piede per superare il corpo del loro uomo morto ed esce in corridoio notando la sfilza di cadaveri a terra. "Ouch." Fa una smorfia ma allo stesso tempo prende un pezzo di carota e se lo ficca in bocca mentre raggiunge l'uscita. Solo all'ultimo posa il piatto e... Ciak Ciak. Abbassa il capo e si guarda le scarpe. "E nnno dai cazzo! Erano nuove!" Si sono sporcate di sangue. Cerca di pulire alla meglio con un tovagliolo, poi si infila pure lui in auto.

Ryuu: prende la bottiglia, bevendo subito qualche sorso. No. No, quelle cose non le sopporta. Perché suo padre si ostina a mandarlo ad assistere a certe carneficine? "Bastavate tu e Masaru." Lo ripete, guardando un punto imprecisato. Non appena anche il più piccolo entra in macchina, l'autista mette in moto e partono per andare in aeroporto. Si accascia sul sedile. Le medicine stanno facendo effetto. Si sente rilassato e non gliene frega più di niente. È in pace con se stesso. "...Aish...il cervello di Mister Kobe è sulle tue scarpe Masakun..." Lo chiama così quando è partito per la tangente. Mister Kobe è lo scagnozzo morto.

Masaru: stava bevendo l'acqua di suo fratello quando gli ha parlato. "...lo so. Ci vorrà un casino per ripulirle." Sbuffa.

Junko: sospira. "Ormai è completamente andato."
— To the moon and never back —


Takara: "SENPAI!" Si fionda da lui e subito gli è davanti. Gli prende il viso fra le mani per controllare se ha pianto di nuovo, ma gli pare di no quindi presto lo molla. "Finalmente sei tornato. Pensavo ti fossi buttato da un ponte." Diventa seria. "Lo so che non ci parliamo da anni e che abbiamo fatto finta di non conoscerci neanche ma-" Nota Akira. Lo fissa. Decide di ignorarlo e torna a guardare Junichi. "Damn it, if I call you or message you, the least you could do is fucking answer!" Inizia a sproloquiargli addosso in inglese, super veloce e insultandolo, fino a che la parte di suo padre che è in lei non torna fuori quietando la fierezza che ha ereditato dalla madre. "Are you okay? Cioè- Stai bene?" Si siede accanto a lui.

Junichi: qualcuno lo chiama e riconoscendo la voce, gli va di traverso il tramezzino. Perciò mentre Takara si avvicina, lui si sta strozzando. Finisce di tossire giusto un attimo prima che l'altra gli blocchi il viso, esaminandolo. "..I-" Stava provando a parlare ma viene investito da una serie di parole incomprensibili di cui non ha capito nulla. La guarda. Si impegna a risponderle in inglese. "I amu fine. Sankyu." È il massimo a cui può aspirare, col suo forte accento giapponese.

Akira: ha osservato la scena con un certo interesse e di tutto quello che ha detto la tizia ha colto solo due parole "you" e qualcosa tipo "fuck" quindi la sua curiosità lo spinge a dare una gomitata a Junichi e chiedergli una cosa estremamente importante nell'orecchio. "Che ha detto? Che vuole trombarti?"
— Don't waste your youth
growing up! —
Ai: "Io non volevo origliare! Ero lì per i fiori, perché toccava a me dar loro acqua, ma adesso non l'ho fatto e se domani saranno morti sarà tutta colpa mia e nessuno mi parlerà più e mi daranno la colpa e-" Va avanti per tre minuti buoni quasi senza prendere il respiro. Ha gli occhi lucidi quando lo guarda. "...tanto capirai. Zero amici oggi, zero amici domani. Cosa ci vengo a fare alla gita?" Fa il muso e torna verso la stazione. È arrabbiata.

Hiro: Batte tremila volte le ciglia perché fa fatica a seguirla quando parla così veloce. Si ferma per un po' prima di riprendere a camminare, perché ha capito cosa c'è dietro la sua ultima frase. "Aichan." Lo ha detto così basso che sa di non essere stato sentito. La raggiunge di nuovo e cammina a passo lento tanto con le gambe che ha un passo suo sono tre di ai. La prende per il polso e la fa entrare con lui nel treno verso la direzione opposta, ovvero la scuola. Se la tira fino a due posti liberi e si getta a sedere. Non le spiega perché abbia scelto quel treno. Si siede e basta, tranquillo. La guarda un secondo rapidissimo poi torna a guardare avanti a sè. Alla fine le mette una mano sulla testa e le scompiglia i capelli. "L'ho detto perché ero arrabbiato."

Ai: "...!" Lo guarda stranita, perché non capisce cosa siano saliti a fare su quel treno. Quando si siede, tiene le braccia incrociate ancora un pochettino, ma appena le scompiglia i capelli e le fa quel sorriso... Eh. Sente qualcosa al petto e diventa rossa. "...ti perdono solo perché senza di me non sapresti come divertirti domani..." Annuisce e sorride anche lei, di nuovo contenta.

Hiro: "Pfff" Le scompiglia di più i capelli facendola sembrare una pazza e torna a farsi i fatti suoi fin quando non arrivano a destinazione. "Dobbiamo scendere." Quella è la fermata della scuola. La prende di nuovo per il polso e la porta fino al giardino senza dire niente. A quel punto prende due innaffiatori e va a riempirli. Poi gliene porge uno. "Facciamo presto." La supera e si piega vicino ad una pianta, innaffiandola.
So yeah, tutto questo bel casino ambulante è gentilmente offerto da Monica e Angela. Ma no, non è per voi è per noi, perché siamo vecchie, non ci fidiamo della tecnologia, e da qualche parte dobbiamo pur tenerla la roba che ci scriviamo via cellulare. Quindi che dirvi? Fatevi un barile di cazzi vostri? Grazie? Ecco. Passo e chiudo!
— 'till death, we do art —
— tabella made by wonderwall
"Summertime sadness" skin is made by Terrs @fuckyeah.
Thanks to